ALLESTIMENTO

Crisless

Ideazione e cura mostra sull'arte contemporanea
Location
Repubblica di San Marino
Year
2014
Project
Arch. Luca Bezzetto
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Crisless

Title:

Description:

ALLESTIMENTO

Crisless

Ideazione e cura mostra sull'arte contemporanea
Location
Repubblica di San Marino
Year
2014
Project
Arch. Luca Bezzetto
Alberto Rino Chezzi - Lo Pendu

Alberto Rino Chezzi - Lo Pendu

Alessandra Filippini - Aereoplanino

Alessandra Filippini - Aereoplanino

Antonio Lengua - Fuori dal mondo

Antonio Lengua - Fuori dal mondo

Antonio Tonelli - Interno 2

Antonio Tonelli - Interno 2

Davide Farabegoli - Backstage film Diaz a picture a day keeps doctor away

Davide Farabegoli - Backstage film Diaz a picture a day keeps doctor away

Eleonora Mazza - Autoritratto

Eleonora Mazza - Autoritratto

Emanuele Billi - Fragile

Emanuele Billi - Fragile

Filippo Gambuti - Blu on Amburg

Filippo Gambuti - Blu on Amburg

Gabriele Gambuti - Mamma Mia

Gabriele Gambuti - Mamma Mia

Gianneugenio Bortolazzi - Lo scarcerato oppresso pensieri di donna

Gianneugenio Bortolazzi - Lo scarcerato oppresso pensieri di donna

Gino Balena - Atlante

Gino Balena - Atlante

Giuseppe Secchi - E così sia...amen

Giuseppe Secchi - E così sia...amen

Jessica Riccardi - Lo Straniero

Jessica Riccardi - Lo Straniero

Luciano Michi - Giardino dei Liburni

Luciano Michi - Giardino dei Liburni

Renato Begnoni - Nuova Vita

Renato Begnoni - Nuova Vita

Serena Valli - Farfalle pensieri leggeri

Serena Valli - Farfalle pensieri leggeri

Stefania Bizzocchi - Il Grido

Stefania Bizzocchi - Il Grido

CrisiLess era tesa ad indagare il tema della crisi quale profondo turbamento spirituale, morale, psicologico ed economico che determina la pervasiva situazione d’incertezza che quotidianamente affrontiamo; una pericolosa sospensione dei riferimenti novecenteschi che hanno preceduto questa, per ora, indefinita condizione. La Crisi è un Tema che permea la contemporaneità e che impone radicali scelte ed inevitabili trasformazioni. L’esibizione, non casualmente, si tenne presso uno spazio parzialmente incompiuto ospitato nel Centro Admiral a Dogana, ai piedi del monte Titano nella Repubblica di San Marino, realizzato alla fine degli anni Novanta del ‘900; un interessante caso di archeologia commerciale e luogo emblematico della Crisi. Una fabbrica nuova ma sostanzialmente vuota e ad oggi inefficace rispetto alle dinamiche di mercato per cui fu ideata, in sintesi nuova ma già inadeguata.

Per una porzione di questa fabbrica, l’evento rappresentava un’embrionale ipotesi di rifunzionalizzazione attraverso l’insediamento del Küçük; un inedito spazio espositivo temporaneo che, grazie all’impegno alla sensibilità visionaria ed alla passione di alcuni illuminati artisti ed imprenditori sammarinesi, si proponeva come un ambizioso contributo di riqualificazione culturale ed economica del territorio che lo ospitava.

CrisiLess, ovvero l’Arte per [o attraverso] la  Crisi, è strumento d’indagine e di riflessione critica dove le opere esposte, nella loro complessità, delineano un ruolo dell’arte funzionale all’individuazione dei sintomi di questo disagio al fine di avviare una meditazione profonda sulla Crisi.

L’esibizione utilizzava un approccio mutuato dall’Arte Medica con una logica clinico-analitica che si svolge in fasi di anamnesi, diagnosi, terapia mentre la prognosi rimane riservata; la mostra si articolava funzionalmente su due livelli narrativi: nel primo livello [anamnesi e diagnosi] il rapporto di fruizione estetica è fondamentalmente statico e tradizionale, l’opera influenzava il fruitore che la subiva, mentre nel secondo livello narrativo [terapia] il rapporto di fruizione estetica aveva carattere dinamico e performativo, qui chiunque poteva contribuire a documentare il proprio intimo rapporto con la Crisi. Il primo livello, quello analitico, raccontava il tema della Crisi – intesa come patologia – attraverso l’esposizione di pitture sculture e fotografie che raccontavano questa condizione come data e contingente. Qui l’approccio clinico prevedeva l’anamnesi e la malattia Crisi ed attraverso il riconoscimento dei sintomi avveniva il tentativo di definire le categorie emozionali che la componevano; le sottosezioni narrative raccontavano gli stati d’animo peculiari di questo profondo disagio: paura, panico, ansia, etc. Le opere si trasfigurano in elementi lessicali e grammaticali funzionali alla narrazione, una selezione contemporanea delle produzioni di artisti sammarinesi ed italiani, interpretazioni originali e personalissime del Tema.

Il secondo livello, quello terapeutico, era fisicamente costituito da una stanza privata, ovvero un luogo intimo una sorta di privè, denominata Vomitatoio dove chiunque, per dirla alla Warhol, poteva avere i propri quindici minuti di notorietà ed essere filmato mentre eseguiva la sua  Opera performativa che poi veniva differita sul web: un momento mediatico che segue quello intimo e medianico in cui l’autore si esprimeva solo di fronte alla sua personalissima crisi.

Il  Vomitatoio scaturisce dall’idea che vi sia la possibilità di rigettare quanto di somatizzante ha determinato la Crisi, l’atto del buttare fuori i veleni e le negatività, il vomitare appunto, inteso come atto performativo e terapeutico nella misura in cui diviene liberatorio: confrontarci con i personali fantasmi è un rito di esorcizzazione delle paure e dei drammi che in ognuno di noi albergano; il rituale di autoguarigione dal disagio è il riconoscimento dei propri drammi, l’inizio di un percorso per il superamento degli stessi che possono essere demoliti attraverso una intima presa di coscienza [comprensione e non rimozione] poi condivisa nel suo momento mediatico – divenendo di pubblica terapeutica utilità.

Oltre a ciò questo secondo livello ha in se un fortissimo valore testimoniale, costituito dall’insieme delle performance, teso a costituire un affresco sulla nostra condizione di fronte alla Crisi rispetto alla quale, oggi, siamo sostanzialmente disarmati. Questo format è pensato per essere replicato in altri contesti territoriali, dove il rito della performance nel Vomitatoio si ripeterà e la somma delle performance farà aumentare questo potenziale valore testimoniale.

Questa mostra, in sintesi, proponeva una visione dell’Arte come strumentale al miglioramento della nostra esistenza, non limitandosi ad essere una semplice rassegna collettiva di opere varie, attraverso la presa di coscienza del contesto reale in cui esistiamo. L’obiettivo ambizioso è che la somma di questi livelli e strati narrativi possano accendere una lampadina in questa stanza buia per superare il panico che pervade il nostro atteggiamento sfiduciato nel futuro.